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domenica 17 luglio 2011

Il Copyright nell'era del web

Direi che più o meno, il mio punto di vista è abbastanza chiaro in merito alla questione AGCOM.
Cercherò, allora, di essere ancora più chiara espandendo il mio pensiero a riguardo del Copyright che in questi giorni è un argomento fortemente dibattuto e correlato agli ultimi avvenimenti che hanno visto protagonista l'Autority sopra citata.
Il copyright, ormai l'abbiamo capito tutti o quasi, è nato per proteggere un modello di business e non gli interessi degli artisti, un concetto destinato ad essere superato se questo non fosse un mondo dove la creatività è dominata dal denaro, ma in un mondo sempre più portato alla condivisione tramite internet, se le regole non saranno riscritte, l'unica alternativa possibile sarà la censura, come sta già avvenendo.
Fino all'avvento di Internet abbiamo creduto quello che ci hanno propinato per anni, senza colpo ferire, ma è arrivato il momento di mettere i puntini sulle i. Vogliono eliminare tutti quei siti che contengono materiale protetto dai diritti d'autore pensando di risolvere i loro problemi, ma questo ormai non è più possibile, combattono per mantenere uno stato mentale, un'attitudine verso il lavoro creativo, la quale dice che devono possedere i prodotti della mente e controllare chi può copiarli.
E l'industria ha avuto un successo sorprendente posizionando il tutto come una contesa fra gli "artisti assediati", che si suppone abbiano bisogno del copyright per pagare l'affitto e le "masse irragionevoli", che vorrebbero copiare una storia o una canzone da internet invece che pagare un prezzo adeguato.
Sono riusciti a sostituire i termini caricati "pirateria" e "furto" al più preciso "copia", come se non ci fosse differenza tra rubare la tua bicicletta (adesso tu non hai più la bicicletta) e copiare la tua canzone (adesso tutti e due abbiamo la canzone). Fatto ancora più importante, la propaganda dell'industria ha fatto diventare una credenza comunemente accettata, l'idea che il copyright sia il modo in cui la maggior parte dei creatori guadagnano da vivere - che senza copyright i motori della produzione intellettuale si fermerebbero e gli artisti non avrebbero nè i mezzi nè le motivazioni per produrre nuove opere.
L'arrivo di internet, con la distribuzione istantanea a costo zero, ha reso obsoleto quel modello di business - non soltanto obsoleto, ma un ostacolo a quei benefici che si dichiarava che il copyright dovesse portare, in primo luogo alla società. La proibizione al popolo di condividere liberamente informazioni non serve a nessun altro interesse che a quello degli editori. Anche se le industrie vorrebbero farci credere che la proibizione della condivisione è correlata al consentire agli artisti di guadagnarsi da vivere, per la grande maggioranza degli stessi, il copyright non porta alcun beneficio economico. Esempio contrario del copyright al passo con i tempi è il software libero.
Il Software Libero o Open Source, è il geniale parto della mente di Richard Stallman, un programmatore che ebbe l'idea di rilasciare il software sotto un copyright deliberatamente invertito. Invece di proibire la condivisione, la licenza software la permette e la incoraggia e così molti altri lo seguirono, producendo una gran quantità di codice funzionante.
Tornando a monte, perchè costringere a trovare mezzi per aggirare gli ostacoli (perchè è questo che succederà e che già succede da tempo), quando si possono adeguare nuovi modelli e nuove regole che possano soddisfare tutti?
Certo, il monopolio della SIAE subirebbe uno scossone non indifferente e così tutti quelli che girano intorno, ma mi pare l'unica cosa sensata per evitare una "rivoluzione". A forza di tirare, la corda si spezza, è solo questione di tempo.
Un modo per arrivarci è di esaminare il mito del copyright. Copiare, scaricare un file da internet, non è un furto, non è pirateria, è quello che abbiamo fatto per millenni, fino all'invenzione del copyright e possiamo farlo di nuovo se la smettessero di intralciarci con gli antiquati residui di un sistema di censura del sedicesimo secolo.

1 commento :

  1. La rivoluzione, nel nostro piccolo, l'abbiamo iniziata, la rete ha fatto sentire la sua voce e l'Agcom ha fatto retromarcia anche se minima.
    Vedremo a Novembre cosa partorirà. Ma è solo l'inizio di una lotta che durerà molto tempo secondo me.
    Bye

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