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venerdì 1 febbraio 2013

Aaron Swartz: suicidio di un civil-hacker



11 Gennaio 2013, Aaron Swartz, 26 anni,  si toglie la vita impiccandosi nel suo appartamento di Brooklyn.
Ormai a distanza di giorni, tutti sanno chi era, o perlomeno una gran parte del mondo, anche chi non ha nulla a che fare con l'attivismo nel cyberspazio. Si,  perchè era un'attivista, un ragazzo tanto geniale quanto generoso, come lo sono tutti gli attivisti che dedicano la loro vita per la difesa dei diritti per la libertà in Internet.
A proposito di vita, in poco più di 10 anni è riuscito a fare quello che la stragrande maggioranza delle persone non riesce a fare in una vita intera, e non parlo di meriti attribuibili alla sua palese intelligenza, ma del suo innato spirito altruistico, dedito ad un'intensa attività per favorire l'accessibilità e la gratuità del sapere online.
Ora lo sanno anche i sassi, aveva 14 anni quando contribuì alla messa a punto di RSS, in seguito fu il co-fondatore di Reddit, contribuì alla creazione delle licenze libere di Creative Commons,  alla fondazione di Demand Progress per combattere contro la censura di Internet, innumerevoli le battaglie intraprese per la libertà di Internet, per la tutela dei diritti dei cittadini.  La rete era tutto il suo mondo e per la rete, lo scorso anno si lanciò nell' ultima grande battaglia, contro SOPA, fu il suo ultimo sussulto contro un sistema malato, già si profilava lo spettro della depressione, forse manifestato silenziosamente da tempo.
Non sta a me giudicare o determinare il motivo del suo gesto disperato, come si fa a trarre conclusioni dopo che un ragazzo così giovane ha deciso di mettere fine alla sua vita? 
Si possono leggere tutti gli articoli del mondo, cercare di conoscere meglio gli eventi salienti della sua breve esistenza, ma non sarà mai abbastanza, tutto sfugge ad una razionale comprensione, perchè non può esistere  nulla di razionale in un epilogo tanto tragico, si può pensare solo a quanto deve aver sofferto, a quanto si sia sentito solo e abbandonato al suo destino, a quello che credeva sarebbe stato e che forse gli ha impedito di vivere.
Mi riferisco ad un fatto in particolare, continuo a chiedermi se esiste anche solo un contributo, una responsabilità morale di chi si è avventato contro di lui, con la crudeltà e la totale mancanza di "anima" che solo le leggi inadeguate, supportate da altrettanti "uomini" inadeguati, possono fare. In modo incosciente e superficiale. Più ci penso e leggo l'iter degli accadimenti, più ho paura che sia così, ho paura che Aaron non abbia retto all'attacco, fatto di affilatissime scartoffie partorite da un sistema giudiziario che tratta le persone come incalliti criminali, quando criminali non sono.
Nel 2008, il giovane hacker, ha commesso un'imprudenza, un gesto dettato dal suo amore per la libera condivisione del sapere, della cultura online, che non gli ha portato in tasca un solo dollaro. Fu poi arrestato nel 2011 con l'accusa di aver rubato milioni di pubblicazioni accademiche a JSTOR, un servizio di archiviazione online accessibile solo in abbonamento, all'interno dell'Università. Cultura a pagamento. Aaron si era dichiarato non colpevole, non poteva ritenersi colpevole di essente entrato in un sistema senza alcuna protezione, oltretutto, per aver  deciso che quei file dovevano essere alla portata di tutti, opere scientifiche e letterarie per le quali la gente ha pagato in contributi di ogni tipo. Non dovevano restare a disposizione di chi poteva permettersi l'abbonamento, la cultura deve essere a disposizione di chiunque ne voglia trarre beneficio.
Ma questo è un processo mentale che le leggi e gli uomini che le redigono non possono capire, sul suo capo pendeva la prospettiva di 35 anni di carcere e una multa esorbitante, con un processo previsto in questo mese. Qualcosa di abnorme, inaccettabile.
La sua vita era  divenuta un fardello insopportabile, forse già messa a dura prova dalla depressione ma sicuramente esasperata da una situazione che credeva di non poter controllare nè gestire.
Mi sono imbattuta in un suo scritto che mi ha colpito in modo particolare:

"C'è un momento, immediatamente prima che la vita diventi non più degna di essere vissuta, in cui il mondo sembra rallentare e quella sua miriade di dettagli appare, improvvisamente e chiaramente, in tutto il suo dolore".

Chissà perchè ora che indietro non si torna, affiorano recriminazioni, ammissioni di errori, inchieste sulla responsabilità dell'uno o dell'altro "ufficio competente". Emergono tutte le colpe vere o presunte tali, di chi ha sbagliato, di chi l'ha perseguito e perseguitato alla stregua di un efferato delinquente. Succede sempre così, sempre quando è troppo tardi e nulla può far tornare indietro il tempo. La legge non ha un cuore, non ha un'anima e non sa distinguere.
Io sono convinta che per ogni morte auto-procurata, c'è sempre qualcuno che debba sentirsi responsabile in qualche modo. Non solo io. E questo è un fardello pesante, chi non si è macchiato della sua morte, si è macchiato comunque di intimidazioni e di esibizionismo che l'hanno causata. Ora tocca a noi far si che non sia dimenticato.


1 commento :

  1. Sicuramente ci sarà chi dovrà sentirsi responsabile per la morte di Aaron; 35 anni di carcere a chi ha cercato di rendere il sapere libero (cioè come dovrebbe essere) e poi i veri criminali sono fuori a far del male, assurdo il mondo in cui viviamo.

    Grazie per quest'articolo bellissimo Flo.

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